sabato 30 marzo 2013

Lavoro e disoccupazione

Brevemente e con semplicità:

La disoccupazione inficia la produttività e quindi la ricchezza del paese.

Uno Stato improduttivo non può che incamerare soldi con le sole tasse prelevate ai cittadini ed alle imprese, per garantire oltre il mantenimento della classe politica e di tutti gli apparati dello Stato (con i loro sprechi) anche un minimo di servizi alla popolazione (sempre meno efficienti).

Il denaro è quindi necessario per assicurare:
  • Il mantenimento della classe politica e degli apparati statali con tutti i relativi lussi e sprechi;
  • I servizi indispensabili alla popolazione
  • Il pagamento del debito pubblico
In assenza di entrate derivanti dalla produttività di un paese (esportazioni) ormai poco produttivo (costretto addirittura ad importare quello che prima esportava), occorre chiedere in prestito il denaro necessario, perché quello prelevato con la tassazione non basta, alla Banca Centrale Europea o ad altri Stati.

In questo modo però il debito pubblico aumenta poiché ogni prestito di denaro comporta PRIMA il pagamento degli interessi e continuare a pagare debiti facendone altri significa pagare sempre e solo interessi senza mai restituire la somma capitale, pertanto parlare di defiscalizzazione delle imprese in una situazione come quella italica significa prendere in giro la gente, o fare altri debiti (sempre che vengano concessi ad uno Stato sempre più improduttivo).

Per defiscalizzare le imprese e far ripartire la produttività, l'occupazione e l'economia, occorre congelare gli interessi del debito pubblico fino a che lo Stato non ritorni ad essere produttivo e dotato di ricchezza propria.

Solo sospendendo il pagamento degli interessi del debito pubblico per 20 o 30 anni si potranno defiscalizzare le imprese senza patire la mancanza di denaro per garantire efficienti e indispensabili servizi alla popolazione.

Riducendo inoltre i privilegi e gli sprechi dello Stato e della politica si troverebbero altri soldi per compensare il mancato introito derivante dalla defiscalizzazione.

Defiscalizzando (solo così) le imprese, e controllando le stesse affinché assumano personale adeguatamente retribuito, col tempo si potrà rendere produttivo il paese.

Quando il paese avrà una ricchezza propria potrà anche ricominciare a pagare il debito per estinguerlo e senza farne ancora, dotandosi di Banca nazionale propria e pubblica (come un tempo) e tornando a battere moneta propria (come un tempoin base alla ricchezza REALE posseduta, o alla potenziale capacità produttiva della popolazione in forza lavorativa. Il denaro deve essere un sostituto di un bene reale (come lo era un tempo) e non un bene reale in se stesso poiché altrimenti chi lo stampa e lo vende ne fa uno strumento di lucro che può impoverire intere popolazioni.

Ma fino a che la gente si limiterà a cedere totalmente a pochi "eletti" la sovranità che sulla carta gli appartiene, votando ogni volta alle elezioni e delegando ogni decisione ai pochi "eletti", tutto questo ce lo potremo scordare o sognare, poiché quei pochi eletti non faranno altro che indebitare la popolazione chiedendo soldi alle banche e ad altri Stati per prendere tempo, come sempre fatto, per ingrassare attraverso la politica.

A chi ci governa non interessa nulla se un giorno l'Italia morirà di fame perché le loro dispense saranno stracolme di provviste per trascorrere il resto dei loro giorni in quei paradisi fiscali di cui la terra è ricca, quando l'Italia sarà definitivamente fallita e morta.
Ma ci vuole tanto a comprendere cose così elementari e dimostrate da fatti concreti ?





Condivido le parole di Tony Troja: "Non è satira, non è eversione: è solo lo sfogo di chi sta vedendo morire il suo Paese e non può fare nulla per salvarlo." ed io aggiungo:
non può fare nulla perché è circondato da una massa di ebeti che tollerano tutto e non fanno nulla per ottenere quei diritti che in democrazia sono essenziali !

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