domenica 8 dicembre 2013

Grillo e il referendum per uscire dall'Euro

Ovviamente Grillo è Grillo, il sottoscritto è nessuno :-) ... ma siccome il guru di Genova la sta menando da prima ancora delle elezioni politiche scorse e continua ancora su questo piano vediamo di approfondire la questione.

Premesso che chi deve fare politica per sedere sulle poltrone deve fare più propagande possibili, a mio avviso le propagande devono essere oneste e soprattutto veritiere. Non posso farmi propaganda diffondendo falsità solo per attirare l'attenzione su di me o su un determinato problema ... almeno io la vedo così.

Vediamo, prima di iniziare il ragionamento, cosa recita la nostra Costituzione:

Innanzitutto occorre osservare che la nostra Costituzione prevede, a livello nazionale, soltanto due tipi di referendum:

  1. Il referendum abrogativo di leggi ordinarie (con dei limiti - che vedremo dopo)
  2. Il referendum confermativo costituzionale (con dei limiti - che vedremo dopo)
Art. 75 Cost.:

"E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum."

Le parole evidenziate indicano i limiti di cui parlavo al punto 1.
I limiti al referendum di cui al punto 2 sono quelli che se i 2/3 dei membri di entrambe le camere che costituiscono il parlamento votano in seconda votazione una legge costituzionale o di revisione costituzionale il referendum non può avere luogo.

Ora il problema qual'è ? Per i cittadini che firmano o che addirittura si rendono disponibili ad aiutare Grillo in questa impresa.

Pur essendo io il primo a ritenere, ideologicamente parlando, che bisognerebbe che si esprimesse il popolo sulla questione Euro ed Europa ... se la nostra Costituzione prevede che alcune materie non possono essere soggette a referendum, si perderebbe sicuramente un sacco di tempo, energie e DENARO per raccogliere inutilmente le 500.000 firme autenticate e certificate come previsto da quella legge di merda n. 352 del 25 maggio 1970 (come se fosse facile).

Teniamo presente che la Corte di cassazione, o meglio l'Ufficio Centrale del Referendum che si istituisce presso la Corte di Cassazione, emette giudizio di ammissibilità o meno di un quesito referendario DOPO la raccolta e la presentazione delle 500.000 firme. Occhio quindi ! ... perché per i partiti fare propagande del genere è solo vantaggioso poiché cavalcare un problema sentito da molti è un modo per farsi notare e farsi pubblicità per ottenere più voti e poltrone ... ma per i cittadini che si spendono è solo mortificante e svantaggioso

Se l'euro non piace ci sono soltanto tre alternative:
  1. Recedere dall'unione europea (previsto dall'art. 50 del Trattato di Lisbona) ma deve farlo il governo e non il popolo;
  2. Fare saltare per aria il parlamento italico con una tonnellata di tritolo.
  3. Chiedere la modifica della Costituzione con l'introduzione di opportuni strumenti e la rimozione di alcuni paletti (uno dei quali quello espresso all'art. 75 Cost.):

Riguardo al terzo punto, un bel gruppo di associazioni e comitati hanno già provveduto  depositando un disegno di legge di iniziativa popolare nell'agosto 2012, con le oltre 50.000 firme previste, ... che il Grillo di Genova non ha mai né sostenuto e né propagandato.
Ma questo è un comportamento tipico degli ita-glioni, ovvero quando un'iniziativa non è la loro non la appoggiano. Se qualcuno è arrivato prima devono far finta che non c'è ancora arrivato nessuno.

Questo è il disegno di legge popolare di cui parlavo (cfr. l'art. 8)

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