martedì 29 novembre 2011

La via più breve

Oggi va di moda il navigatore satellitare, che si trova ormai in tutte le salse: portatile, fisso da automobile, sui telefonini portatili.
La sua utilità è fuori discussione perché non serve soltanto ad indicare il percorso per raggiungere un luogo in cui non siamo mai stati e che non conosciamo, ma anche per indicare la via più breve per giungere a destinazione.


Chi percorrerebbe la via più lunga per raggiungere un determinato luogo ?
In alcuni casi può essere più utile scegliere un percorso più lungo perché meno affollato, con meno traffico, o forse per chi ha qualcosa da nascondere e deve muoversi in incognito.


Nel caso che segue, però, dati i tempi e l'urgenza di cambiare la politica italiana, credo che non sia opportuno scegliere il percorso più lungo.


Per molti la necessità di cambiare la politica, o il sistema politico in Italia, è urgente perché sono più i danni che ha procurato ad un sempre più crescente numero di persone e famiglie, dei frutti sperati e prodotti.


Per riallacciarmi a quanto già esposto nei seguenti post:

Ribadisco la mia ferma convinzione che per cambiare la politica italiana, il sistema politico italiano o incamminarci verso una democrazia più avanzata occorre partire dai Comuni e che sia meglio (strada più breve) cercare di utilizzare quanto già previsto piuttosto di chiedere cose nuove è più difficili da ottenere poiché questo allunga anche i tempi (che a mio avviso sono ristretti).

Evito di citare nuovamente i riferimenti costituzionali e legislativi generali perché sono indicati nei post che ho appena linkato sopra e mi soffermo soltanto su quelli che interessano a noi (o almeno dovrebbero).

Noi sappiamo che a livello nazionale gli strumenti più "forti" (le virgolette non sono messe a caso) di democrazia diretta sono il referendum abrogativo di legge ordinaria (art. 75 Cost.) ed il referendum confermativo di legge costituzionale o di revisione costituzionale (art. 138 Cost.).

Mentre per confermare o meno una legge costituzionale o di revisione costituzionale, ben più importante di una legge ordinaria perché modifica la legge fondamentale della repubblica, non occorre quorum (numero di votanti perché la consultazione sia valida), per abrogare una legge di minor valore (ordinaria) occorre addirittura la metà più uno dei votanti costituenti l'elettorato per ritenere valida la consultazione. Se la Costituzione si può modificare, perché col trascorrere del tempo le cose cambiano e perché è consentito modificarla (v. art. 138 Cost.), tenendo conto, fra l'altro, dei risultati negativi ottenuti per la presenza del quorum fra cui:
  • inutile dispendio di denaro pubblico per l' annullamento di moltissimi referendum per mancato raggiungimento del quorum
  • uso strumentale del referendum per fini propagandistici ad opera dei partiti - NON titolari di tale strumento più di quanto non lo siano i cittadini elettori
perché non modificarla nei punti essenziali ? Ad esempio chiedendo di eliminare questo quorum ?
Una senatrice nel 2009 ha presentato un Disegno Di Legge Costituzionale che prevedeva l'abbattimento del quorum dal referendum abrogativo ex art. 75 Cost.
Questo disegno di legge, che io sappia, non è ancora stato discusso.
Perché ?
Dato che anche chi è in politica propone e non ottiene, il popolo cosa fa ? Si interessa ? Potrebbe fare qualcosa ?

Altro punto, ancor più importante, perché sono sempre dell'idea che il cambiamento deve avvenire partendo dai Comuni in virtù di una legge che, se DOVUTAMENTE ED ONESTAMENTE applicata, darebbe ai cittadini più poteri di quanto non ne abbiano a livello nazionale (per come è stata fatta la legge attuativa sull'azione popolare - L. 352/70 - v. post linkati sopra e vedi questa Petizione online )

Di seguito riporto quanto si legge nello:
Statuto del Comune di Milano:
Art. 12 (referendum di consultazione successiva)
comma 2
"Non possono essere sottoposti a referendum
a) lo statuto, il regolamento del Consiglio comunale e dei Consigli di zona;
Perché ?
La risposta pare più che ovvia :-) Perché se la costituzione del Comune (poiché lo Statuto è tale) viene redatta e decisa dai soli rappresentanti eletti del Comune di Milano, questi possono limitare, come ha fatto il parlamento su scala nazionale, gli strumenti di partecipazione popolare di cui al comma 3 dell'art. 8 del Dlgs 267/00 fino a vanificarne la sostanza e scoraggiarne l'utilizzo ! E' più che lampante !


Ora leggete cosa previsto al comma 3 art. 123 della Costituzione italiana:


"Lo statuto è sottoposto a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti il Consiglio regionale. Lo statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi."
Se la Regione detta regole ai Comuni, perché i cittadini possono ricorrere a referendum per l'approvazione dello Statuto di una Regione e non possono/devono farlo per approvare quello di un Comune ?


Leggendo quanto previsto invece dallo Statuto del Comune di Roma, nell'elenco di cose che non sono soggette a referendum,  non compare la parola "statuto".


Ora se l'autonomia locale consente ai propri amministratori di legiferare autonomamente e questi fanno i furbi... i cittadini cosa fanno ? Si informano ? Una volta informati hanno capito cosa fare ? Lo faranno ?


Per cambiare le cose, sempre se si vogliono cambiare, occorre dare delle priorità e, fra esse, determinare quelle più importanti. Dipende solo dai cittadini cercarle e TROVARLE perché dalle stanze dei bottoni, non uscirà nulla nemmeno se le propone chi vi è dentro.


Oltre al disegno di legge costituzionale citato, ne esiste un altro ancor più importante e significativo, controfirmato pure dalla stessa senatrice assieme ad altri 6 colleghi... ma anch'esso dorme in Commissione Affari Costituzionali dal 2009.







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