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LA COSTITUZIONE E LA GIUSTIZIA
(Art. 24) Un'aspetto fondamentale della democrazia è l'uguaglianza e il rispetto indiscriminato dei diritti degli individui che compongono la società. Tutti hanno qualità e doti più o meno accentuate e utili al progresso e allo sviluppo della nazione e tutti devono avere le opportunità per esprimerle e svulipparle... ecco il profondo significato dell'art. 3. Per uguaglianza non si intende stesse condizioni per tutti. Le classi sociali e le differenze di ruolo devono esistere per forza in quanto sono proprio le diverse caratteristiche degli individui a creare tali differenze. I ricchi è giusto che siano ricchi, chi ha maggiori capacità e doti è giusto che ricopra ruoli di maggior rilievo e maggiormente rimunerati, ma non è giusto usare ricchezza e ruolo per soffocare e limitare lo sviluppo degli altri. Il principio è che tutti coloro a cui si chiede partecipazione allo sviluppo della nazione hanno diritto a una vita libera e decorosa (Art. 36). Questo diritto non è garantito se chi ha maggior potere economico o un ruolo di rilievo ostacola volontariamente (per avidità senza freno), lo sviluppo o le opportunità di espressione ai più deboli. Quando il divario fra i ceti e i ruoli discrimina ed emargina quegli individui con insufficienti mezzi economici o conoscenze influenti (raccomandazioni, favoritismi, corruzione, etc.), fino ai limiti della sopravvivenza, ecco che la Giustizia assume un ruolo di estrema importanza, se non il più importante. Considerando la natura umana che include in ogni individuo anche sentimenti negativi (sempre in aumento) quali invidia, gelosia, arrivismo, opportunismo, egoismo, egocentrismo e avidità, il ruolo della Giustizia ha un'importanza determinante nell'applicazione dei principi Costituzionali. Non si potranno mai applicare i principi esposti agli articoli 2, 3, 4, 13, 14, 15, 16, 17, 21, etc., ma in particolare quello esposto all'art. 24, se l'amministrazione della Giustizia non è affidata a persone responsabili e totalmente indipendenti e separate dal potere politico (Art. 104). E' giusto aver fiducia nelle istituzioni, ma che altro si può fare di fronte alla realtà sempre più evidente? Vediamo ad es. la Magistratura alle prese con le denuncie contro la Pubblica Amministrazione e la politica. Indagini preliminari interminabili, pratiche archiviate, fascicoli svuotati, interminabili processi, sentenze impugnate e presentate a successivi gradi che allungano ulteriormente il corso già lento della giustizia e accrescono i costi sostenuti dalle parti lese. Tutti sanno che chi è in condizioni appena sufficienti per sopravvivere non ottiene e non può ottenere giustizia e questo fatto non può altro che favorire una minoranza, in netto contrasto con gli artt. 3 e 24. Il problema della giustizia... o meglio dell'ingiustiza, è diffuso in ogni aspetto della vita sociale (famiglia, minori, politica, economia, lavoro, sanità). Quello che costituisce inoltre una vera vergogna è il frequente scarica barile fra organo giudiziario e organo legislativo. Di fronte a reati e casi irrisolti o di seguito scoperti mal giudicati e mal gestiti, la magistratura scarica le colpe al legislatore per le continue modifiche alle leggi, per non aver regolamentato alcuni rapporti con adeguate leggi, etc. Sappiamo tutti che i politici fanno i loro interessi e gli interessi di pochi... se la Magistratura si nasconde dietro questo paravento, non si può pensar altro che sia strumento del potere politico. Quando non esistono leggi specifiche i magistrati dovrebbero applicare la legge fondamentale ovvero la Costituzione... che è molto più chiara degli altri codici (fatti di leggi complicate e contrastanti). Se il legislatore legifera negli interessi di qualcuno e contro gli interessi di altri, chi ha il compito dovere di accertarsene e prendere i dovuti provvedimenti? Non è l'organo giudiziario? Per questo è indipendente e separato da ogni altro organo. Perchè complicare la vita sociale sottoponendo alla Magistratura una legge ritenuta illegittima, dopo che questa è stata approvata dal legislatore (che dovrebbe già sapere se la legge proposta o da proporre è legittima o meno). Il punto focale del problema è l'indiscussa evidenza che chi può permettersi un avvocato ha la speranza e le probabilità di ottenere giustizia. A chi non può permettersi un avvocato conviene lasciar perdere tutto, specie se il danno è di piccola o modesta entità (e di questo ne approfittano molti disonesti individui, fra cui enti pubblici o privati che offrono un servizio pubblico). Es. se la Telecom ruba 10 lire per ogni scatto... l'utente ci rimette alla fine del bimestre 10.000 lire - La Telecom su centinaia di migliaia di contratti guadagna (o megio dire ruba) miliardi... e al derubato non conviene affrontare delle spese legali per 10.000 lire, forse anche perchè non può farlo. Altra beffa è il Patrocinio gratuito dello Stato... Se hai chiesto un avvocato d'ufficio (art. 24), per una causa contro la pubblica Amministrazione, ti trovi ad avere due avvocati contro. L'avvocato d'ufficio, che non è retribuito secondo le sue normali esigenze e nei normali tempi (cioè in anticipo), non si sforzerà minimamente di consultare i codici per farti vincere la causa... è più probabile che si trovi d'accordo con la difesa per non risarcire il cittadino danneggiato dallo Stato e per ridurre le spese di giustizia. E' molto più facile che ti trovi tu stesso a conoscere più leggi dell'avvocato che ti hanno affibbiato e saper esporre i fatti meglio di lui davanti al giudice (che non ti è però consentito). E' bene ricordare che il malfunzionamento della Giustizia costituisce un maggiore incentivo a gente senza scrupoli per agire nell'illegalità ai danni dei più deboli perchè sanno di avere molte probabilità di farla franca per la mancanza di mezzi necessari alle parti volontariamente lese onde avviare un'azione legale nei loro confronti, e per la lentezza della magistratura stessa, a volte complice dei colpevoli (es. pubblica amministrazione e partiti politici). Il malfunzionamento della Giustizia sembra avere un'ampia connotazione politica... in parte perchè alcuni magistrati operano secondo le ideologie politiche che coltivano nei loro cuori o secondo i dettami dei partiti per i quali simpatizzano o da cui ricevono favori, e in parte perchè il legislatore crea volontariamente leggi complicate e viziose per dare libertà di interpretazione e favorire alcuni anzichè altri. I giudici sembrano soggetti e sottomessi al potere economico e politico, anche perchè lautamente ricompensati (gli stipendi dei magistrati di alto ruolo sono simili a quelli dei parlamentari).
Bruno Aprile - 3472954867
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