sabato 23 marzo 2013

Enti Locali e Governo centrale

Il popolo non ha ancora compreso il VERO ruolo degli amministratori locali che elegge direttamente, poiché alle amministrative esiste la scelta diretta dei rappresentanti ma, come spiegherò di seguito, non fa alcuna differenza.

I Sindaci, i Presidenti delle province e delle regioni e i Consiglieri comunali, provinciali e regionali oltre ad amministrare i territori hanno sempre una funzione di rappresentanza, ovvero rappresentano i cittadini ai livelli più alti, ovvero davanti al Parlamento ed al Governo centrale.

Hanno scelto di essere rappresentanti dei cittadini ? Devono rappresentarli in tutti i sensi !

Per comprendere meglio il concetto prima citerò alcuni articoli della Costituzione, che deve sempre essere il principale riferimento in quanto legge fondamentale della repubblica italiana, e poi citerò le ragioni del NON cambiamento.

L'art. IX delle disposizioni transitorie e finali della Costituzione recita:
"La Repubblica, entro tre anni dall'entrata in vigore della Costituzione, adegua le sue leggi alle esigenze delle autonomie locali e alla competenza legislativa attribuita alle Regioni."

Commento:
A partire dal 1951 il governo centrale doveva cedere gradualmente potere agli Enti locali. 

L'art. 5 cost. recita:
"La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento."

Commento:
Lo stesso principio è espresso nei PRINCIPI FONDAMENTALI della Costituzione (forma repubblicana - immodificabile - v. art 139 cost.).

L'art. 114 comma 2 cost. recita:
"I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione."


Commento:
Gli Enti locali elencati hanno una loro sorta di costituzione, ovvero uno Statuto. I loro poteri e funzioni sono stabiliti secondo i principi costituzionali e non secondo i principi dei rappresentanti del popolo eletti a livello parlamentare.

L'art. 117 cost. stabilisce la potestà legislativa dello Stato e quella delle Regioni elencando le materie di competenza dell'uno e delle altre.

L'art. 75 comma 1 Cost. recita:
"E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali."

Commento:
Per tutelare la propria autonomia da eccessiva ingerenza del governo/potere centrale è concesso agli amministratori locali di richiedere referendum abrogativo di una legge fatta dal parlamento centrale che limita o ostacola l'autonomia degli enti locali. Ma quanti referendum in Italia sono stati promossi/richiesti dalle amministrazioni regionali ?

L'art. 138 comma 2 recita:
"Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi."

Commento:
In questo caso il referendum (confermativo e senza quorum) è riferito alle leggi costituzionali o di revisione costituzionale (che integrano o che modificano la Costituzione italiana) e gli amministratori locali possono richiederlo per le stesse motivazioni esposte al commento precedente riguardante il referendum abrogativo di legge ordinaria ex art. 75 cost.

ESAME  DELLA SITUAZIONE:

Se si fa caso alle responsabilità che spesso gli amministratori locali, attraverso sindaci e presidenti di province e regioni, attribuiscono allo Stato centrale per giustificare una mancata attuazione di provvedimenti sperati dalla popolazione, emerge sempre il soliti punto che si perpetra nel tempo da sempre, ovvero la strategia dello "scarica barile".
"Non possiamo fare più di tanto, o non possiamo fare ciò che vorremmo fare, perché lo Stato, il parlamento, la legge nazionale, etc. ce lo impediscono"

A questo punto la domanda che dovrebbe porsi la popolazione, soprattutto quella che ancora vota alle elezioni politiche ed amministrative, dovrebbe essere questa:

Ma gli amministratori locali, pur essendo eletti direttamente dai cittadini, perché invece di lamentarsi e scaricare la colpa allo Stato centrale non utilizzano gli strumenti previsti dalla Costituzione italiana ?
  • Corte Costituzionale
  • Referendum abrogativo di legge ordinaria
  • Referendum confermativo facoltativo di legge costituzionale o di revisione costituzionale
Risposta:
Perché la quasi totalità degli Enti locali sono amministrati da membri facenti parte degli stessi partiti in parlamento, che, come ben tutti sanno (spero), sono soggetti alle direttive delle dirigenze di tali partiti, che altro non sono che associazioni di persone non regolate da alcuna legge (che il parlamento avrebbe potuto fare da tempo), prive di trasparenza e democrazia interna.

Il perdurare nel tempo di tali lacune e carenze legislative dovrebbe condurre la popolazione riflessiva e intelligente a pretendere dagli amministratori locali di essere rappresentata anche  a livello nazionale, oltre che locale. Devono essere gli amministratori locali ad intercedere a favore della cittadinanza locale davanti alle alte sedi centrali.

Ergo, tanto gli amministratori locali quanto i cittadini a livello locale potrebbero usare gli strumenti costituzionali e legislativi per esprimersi ... ma a quanto pare non lo fa nessuno ... e tutto rimane invariato. I politici mangiano e la popolazione si impoverisce e si incattivisce.

Gli amministratori locali hanno il DOVERE di agevolare la partecipazione dei cittadini alla politica pur restando fuori da ogni forma di rappresentanza (artt. 118, 123 Cost. e artt. 8 e 70 Dlgs 267/00), e i cittadini hanno il DIRITTO di partecipare alla politica pur restando fuori da ogni forma di rappresentanza.

Una cosa dovrebbe essere fatta presto, in considerazione del fatto che è necessaria una totale riforma del sistema elettorale italico, VIETARE l'accesso alle cariche elettive a livello locale ai partiti che hanno rappresentanti in parlamento (v. conflitto di interesse).


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