martedì 12 marzo 2013

Il Movimento 5 Stelle e la richiesta di "democrazia diretta"


Copio e incollo

Abbiamo notato come tra i lettori il questo giornale, molti siano i sostenitori del Movimento 5 stelle, e come costoro vantino l’esercizio della democrazia diretta. Non ci soffermeremo sul fatto che non esiste la democrazia diretta, rappresentativa, partecipativa, liquida ed altre amenità propinate da politicanti senza scrupoli. Esiste la democrazia e basta. Il termine deriva dal greco δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere, ed etimologicamente significa governo del popolo. Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un’unica concreta traduzione, ma può trovare ed ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni ed applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare.
Persone, gruppi e movimenti che lavorano per l’esercizio effettivo della democrazia (per semplicità accettiamo il termine: democrazia diretta) ce ne sono attualmente più d’uno. Giusto poco più di vent’anni fa si riunivano in quel di Fabbrico (RE), presso un agriturismo, numerosi federalisti che individuando il corretto esercizio negli strumenti di partecipazione popolare previsti dalla Legge 142/1990, e cominciarono ad operare nei Comuni e nelle Province. Qualche anno dopo vide la luce, ad imitazione della omonima organizzazione tedesca, la Initiative für mehr Demokratie di Bolzano. Più recentemente s’è formato un gruppo in Facebook che si propone l’abolizione del quorum dai referendem, ed ha depositato in Parlamento un’apposita proposta il legge d’iniziativa popolare. E sempre più spesso gruppi spontanei di cittadini si attivano per la modifica degli Statuti dei propri Comuni e Province, affinchè questi contemplino il corretto esercizio della democrazia diretta o sovranità popolare come noi preferiamo definirla.
Che ci siano ora lettori e sostenitori del m5s che menano primogeniture in tal senso è quanto meno difforme dalla realtà. Segnaliamo piuttosto che al Congresso che il m5s tenne a Firenze nel 2009, fu impedito ad un relatore designato tramite apposite votazioni in Internet, di parlare in questo senso, per cui si approfittò dell’ultimo intervento fatto da un italiano che vive e lavora a Le Locle in Svizzera (Leo Zaquini di Officina Democratica) per divulgare “il verbo”. Chi stava, dietro le quinte, alla regia audio stava per spegnere il microfono anzitempo, ma Beppe Grillo ch’era lì vicino fermò l’operatore affermando che l’oratore stava dicendo cose interessanti, e finito l’intervento dello Zaquini, Beppe Grillo uscì sul palco per abbracciarlo e complimentarsi con lui. L’8 marzo, dicevamo, si tiene a Firenze il Primo Incontro Nazionale delle Liste Civiche a Cinque Stelle. Qui Beppe Grillo presenta la Carta di Firenze, ossatura comune in 12 punti del programma locale delle varie liste civiche; in essa non compare nessuna questione relativa al corretto utilizzo degli strumenti di democrazia diretta che già esistono e sono stati edulcorati e depotenziati dalla partitocrazia.
Il frattempo il m5s conquista alcuni Comuni: Sarego (VI), Mira (VE), Parma ed altri; ma, a tutt’oggi, a nostra conoscenza, in nessuno di tali Enti locali lo Statuto è stato modificato in senso autenticamente (diretto) democratico. Eppure, numerosi sono stati i partecipanti alle riunioni di Fabbrico (RE) di cui sopra si è detto, che hanno mandato documenti e sollecitazioni a questi Sindaci.
Nello specifico costoro invitivano il Sindaco ed il suo Consiglio comunale, a realizzare le seguenti modifiche allo Statuto, in armonia con la Carta europea delle autonomie locali, la legge 8 giugno 1990, n. 142, denominata «Ordinamento delle autonomie locali», la Legge 3 agosto 1999, n. 265, denominata «Più autonomia per gli enti locali», ed il successivo Decreto legislativo 267-2000 «Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali»: Referendum «d’iniziativa» e «di revisione»
  • Il Sindaco indice il referendum su richiesta presentata da un numero di promotori, pari ad almeno…XY (tanti quanti sono i sottoscrittori per la presentazione di una Lista civica in quell’Ente) cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune.
  • Per consentire l’effettiva partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa è prevista l’indizione e l’attuazione di referendum sia «di iniziativa» sia «di revisione» tra la popolazione comunale in materia di esclusiva competenza locale.
  • Per «iniziativa», s’intendono azioni tese ad imporre a Sindaco, Giunta e Consiglio comunale, deliberazioni su argomenti che interessano l’intera comunità. Per «revisione», s’intendono quelle deliberazioni che, già assunte dalla Amministrazione comunale, si vogliono, eventualmente, prese con differenti norme. In ambedue i casi: «di iniziativa» e «di revisione» i referendum sono validi con qualsiasi numero di partecipanti al voto.
  • Sono escluse dal referendum le materie concernenti:
  1. le norme statali o regionali contenenti disposizioni obbligatorie per l’Ente;
  2. per cinque anni, le materie già oggetto di precedenti referendum con esito negativo;
  3. il bilancio preventivo e il conto consuntivo;
  4. gli atti relativi al personale del Comune;
il regolamento determina i criteri di formulazione del quesito, e per lo svolgimento delle operazioni di voto. In caso di dubbi sull’ammissibilità del quesito referendario, è fatto ricorso al Procuratore civico che assumerà l’onere della congruità e sull’univocità del quesito.
L’esercizio della sovranità popolare è questione molto antica. Giovanni Althusius intorno al 1604  si allontana radicalmente dall’opinione dominante, rappresentata soprattutto da Jean Bodin (il primo teorico sul concetto di Sovranità). Egli infatti, seguito da pochi simpatizzanti, attribuisce i diritti di sovranità non al principe bensì interamente al popolo. I diritti sovrani appartengono necessariamente ed esclusivamente al corpo sociale («corpus symbioticum»); sono il suo spirito, la sua anima, il suo respiro vitale; solo possedendoli esso vive, e perdendoli viene meno oppure diventa indegno del nome di «res publica». Chi li amministra è naturalmente un altissimo magistrato, ma la proprietà e l’usufrutto di essi sono inseparabili dal popolo nel suo complesso (dal «populus universus»), dalla «consociatio universalis», dal «regnum ipsum». Anzi essi gli sono a tal punto propri, che il popolo non può rinunciarvi ed alienarli e trasmetterli ad altri quand’anche lo voglia, cosi come nessuno può spartire con un altro la vita che gli appartiene. E il popolo, mentre è la sola fonte concepibile della sovranità, ne è per la stessa ragione il solo soggetto concepibile e stabile, e con la sua immortalità la custodisce e la protegge. Anche l’esercizio di essa viene ripreso dal popolo e conferito exnovo, non appena colui che vi era preposto cessa dalla carica o decade dal proprio diritto. E poiché per la loro stessa natura questi diritti sono esclusi da qualsiasi commercio e proprietà da parte del singolo, il principe (oggi diremmo: i partiti politici), accaparrandosene la proprietà, cessa eo ipso di essere sovrano e diviene un privato e un tiranno.
L’Althusius prosegue affermando che: tra le comunità particolari considera in primo luogo l’associazione locale («universitas» in senso stretto). Tratta in seguito della connessione e della struttura dei comuni, del concetto, dell’acquisto e delle specie dei diritti di cittadinanza e della ripartizione dei cittadini in governanti e governati (c. 5, §§ 8-27). E dichiara sin dal principio elettiva e in qualsiasi momento revocabile ogni carica nel comune, sia essa singola o collegiale, in quanto essa consiste nell’amministrazione del diritto della collettività e come tale non conferisce mai un diritto sopra questa ma soltanto sopra i singoli («jus in singulos», non «in universos cives»), e perciò, se comporta un giuramento di fedeltà da parte dei cittadini, ne impone pure uno verso l’intera cittadinanza.
In tal senso giunge opportuno l’articolo 70 del Decreto legislativo 267/2000 che prevede la revoca, proponibile anche da singoli cittadini, del Sindaco e dei Consiglieri comunali, nonché gli omologhi provinciali. Ma di tutto questo il m5s non parla, o ne parla poco e male. Molti sostenitori il Beppe Grillo e Gianroberto casaleggio pensano e credono che la democrazia diretta si estrinsechi con azioni in Internet; ma non è propriamente così.
Quasi tutti, poi, tendono a non valutare correttamente l’essenza degli strumenti per l’esercizio della sovranità popolare o il democrazia diretta. La loro funzione, infatti, non risede principalmente nel loro uso compulsivo. I detrattori, non a caso, parlano di costi eccessivi della democrazia diretta. Bensì nel loro effetto deterrente. Per usare le parole dell’Althusius: «Chi li amministra è naturalmente un altissimo magistrato…», ovvero il “rappresentante” politico. Costui, tuttavia, ha sempre dimostrato di avere in mente principalmente la sua rielezione. Se gli strumenti della democrazia diretta: referendum, iniziativa e revoca, sono di facile e tempestiva attivazione, i politicanti ci penseranno due volte prima di emanare leggi o delibere che potrebbero essere cassate dall’esercizio della sovranità popolare. Mirabile ed imitabile, sotto questo profilo, è l’architettura istituzionale svizzera.
Tanto prima i sostenitori del m5s (e non solo essi) comprenderanno questi semplici princìpi, tanto meglio sarà per l’intera nostra comunità.

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