domenica 26 aprile 2020

Istanza al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte - Covid-19


Istanza inviata a mezzo pec (come da ricevuta in immagine) - vedi il documento allegato cliccando sul link in calce.

Addì, 26 aprile 2020

OGGETTO: ISTANZA AI SENSI DELL’ART. 118 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

Illustrissimo signor Presidente,
rivolgendo alla Sua cortese attenzione la presente istanza ai sensi dell’articolo 118 della legge
fondamentale della Repubblica, su cui Lei ha prestato giuramento di fedeltà, attendo una Sua doverosa seppur cortese risposta.
Vorrei sapere perché il governo che presiede e che coordina non scrive i decreti legge in modo chiaro, e questo vale anche per Lei quando scrive i Suoi decreti.

Tutti gli atti governativi emanati per l’emergenza Covid-19, usano frasi vaghe ed interpretative.

Ad esempio all’art. 1 comma 2 lettera a) del Decreto Legge 25 marzo 2020, n. 19 si legge:


“… se non per spostamenti individuali limitati nel tempo e nello spazio o motivati da esigenze lavorative, da situazioni di necessità o urgenza, da motivi di salute o da altre specifiche ragioni

All’articolo 1 comma 1 lettera a) del Dpcm del 10 aprile 2020, in attuazione del suddetto D.L. si legge:


“sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute, e in ogni caso, è fatto divieto … omissis… , salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute."

Le parole evidenziate col grassetto, in quanto vaghe, lasciano un ampio spazio di interpretazione ad alcune persone che, in virtù di una divisa indossata, scaricano sui cittadini le loro probabili frustrazioni o malumori, dovuti forse al difficile momento storico che sta attraversando l’Italia, che colpisce ovviamente anche loro,
Se i decreti e/o le leggi non indicano chiaramente e con termini univoci quali sono le "necessità" o le "specifiche ragioni" si concede a chi è adibito ad effettuare i controlli un potere di cui può abusare, o lo si pone in una situazione di imbarazzo nel valutare tali situazioni di necessità che sono soggettive.

Infatti quello che è necessario per Lei può non essere necessario per me e viceversa. Chi può stabilire tutto ciò se non la legge ? Si nota infine il paradosso nella frase “o da altre specifiche ragioni” poiché tali ragioni non sono affatto specificate nei decreti emanati.

Sia chiaro che con la presente istanza non intendo sollevare gratuite polemiche poiché sto
semplicemente usando la logica più elementare allo scopo di evitare spiacevoli e stressanti situazioni sia a chi effettua i controlli e sia a chi è soggetto ai controlli, specialmente in questo particolare momento storico di crisi, aggravato da questa epidemia, che ha accresciuto notevolmente, ed in certi casi irreparabilmente, problemi di natura economica e sociale a milioni di esseri umani dimoranti in Italia.


Le consiglio infine di evitare di utilizzare il termine “ovvero” nei Suoi decreti perché anch’esso genera interpretazioni contrastanti. Tale parola può essere usata in senso disgiuntivo (come “oppure”) ed in senso esplicativo (come “cioè”).

Nel contesto dei Suoi decreti finora emanati tale termine deve essere inteso in senso disgiuntivo e lo dimostra il fatto che se gli Uffici Postali sono aperti al pubblico, recarsi all’Ufficio postale rientra nei casi di “necessità” o “altre specifiche ragioni”. Così pure recarsi in tutti gli altri luoghi aperti al pubblico come tabaccherie, edicole, librerie, etc. Il termine “ovvero” non compare nei decreti legge emanati dal governo e pertanto perché deve usarlo Lei ?


In attesa di un Suo doveroso e cortese riscontro.


Con osservanza 

Bruno Aprile

La lettera/istanza al seguente link:
https://drive.google.com/file/d/1V5V0XMfOFBB-SK70Dftd4kQNK0wV2YfZ/view?usp=sharing

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