mercoledì 29 febbraio 2012

Lettera al presidente della camera dei deputati (di Mario Rigli)

Questo (a sinistra) è il logo del gruppo nato su piattaforma Facebook che conta oltre 105.000 iscritti, fondato da Mario Rigli e quella che segue è una sua lettera che condivido e diffondo (il grassetto è il mio)
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Al presidente della Camera dei Deputati
Onorevole Gianfranco Fini.






Caro Sig. Presidente

È veramente una grande soddisfazione poterle scrivere. Ho aspettato, abbiamo aspettato, a lungo questo momento, ma finalmente abbiamo centrato l’obiettivo, abbiamo raggiunto la soglia minima del numero delle firme previsto dalla legge e dalla Costituzione. E il 29 marzo prossimo verrò, verremo da lei, alla Camera dei deputati, quell’alto Organo che lei dirige e consegneremo le cinquantamila, ma spero centomila, duecentomila, cinquecentomila firme.

Non le ho detto a cosa si riferisce la nostra proposta di legge popolare dando per scontato che lei la conosca come in effetti credo verosimile e quasi certo. Alcuni mesi fa, infatti, la sua segreteria particolare, a suo nome, ci chiese delucidazioni, chiarimenti e particolari sulla nostra proposta di legge che, naturalmente e volentieri, le inviammo.

Le cito comunque l’unico articolo della nostra proposta di legge:

“ART.1
I Parlamentari italiani eletti al Senato della Repubblica, alla Camera dei deputati, il Presidente del Consiglio, i Ministri, i Consiglieri e gli Assessori regionali, provinciali e comunali, i governatori delle Regioni, i Presidenti delle Province, i Sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a partecipazione pubblica ed equiparati, non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita e del potere reale di acquisto nell'Unione Europea, più della media aritmetica europea degli eletti degli altri Paesi dell'Unione per incarichi equivalenti.”




Le dicevo in inizio di lettera della nostra grande soddisfazione. Si signor Presidente, perché non è stato facile. Non è stato facile perché l’accesso ad un simile strumento di Democrazia Diretta è complesso e irto di difficoltà burocratiche. Non è stato facile perché i media nazionali ci hanno letteralmente ignorati. Non è stato facile anche per un certo ostruzionismo di molti funzionari ed enti locali, bilanciati per fortuna, dai molti convinti della nostra proposta che hanno appoggiato in pieno. Non è stato facile, Signor Presidente, perché in questi mesi abbiamo subito attacchi di ogni sorta, siamo stati definiti qualunquisti e populisti, demagoghi e professionisti dell’antipolitica.

Ora le chiedo, sig. Presidente: Può un gruppo di cittadini (quasi 105.000 al momento che le scrivo) senza appartenenze partitiche, ma con una grande passione politica e civica esser definiti professionisti dell’antipolitica?

Può essere definito populista un gruppo di Cittadini che è riuscito a mettere in moto uno dei più alti strumenti di Democrazia diretta che la Costituzione prevede? Se ricorrere alla Costituzione, quella alta e nobile carta, e seguirne i dettati vuol dire qualunquismo e populismo, ebbene sig. Presidente noi ci sentiamo paladini ed alfieri dell’Antipolitica. Ma siccome crediamo nella Politica vera, quella alta, quella nobile, quella della Polis greca di Aristotele, crediamo altresì che il nostro impegno possa essere considerato uno dei più elevati che un cittadino possa assumersi per la Politica e la Democrazia.

Vede presidente, il nostro gruppo è estremamente variegato, sfaccettato come un diamante, di varie tendenze politiche, di diverse appartenenze, di diverse estrazioni sociali, culturali, territoriali, economiche direi anche filosofiche, appartenente alla Chora, o all’Asty, o all’Acropoli, ma tutti indistintamente e all’unisono tendenti a fare il bene comune della Polis. Noi crediamo veramente in ciò che affermava Don Lorenzo Milani e cioè che la Cultura e la Politica sono le armi più forti e più potenti che l’umanità ha a sua disposizione per eliminare o almeno attenuare differenze al suo interno. E noi siamo fieri di ricorrere a questa Politica.

E siamo sereni e tranquilli per aver trovato nel momento che depositeremo le firme una persona come lei terza carica dello Stato, che crediamo cercherà di garantire oltre che la lettera, lo spirito vero della Costituzione. Il seggio che lei occupa è una delle cose a cui il cittadino, il popolo comune non può che affidarsi.

Si presidente, le dico questo perché, lei sa sicuramente e non potrebbe essere concepibile il contrario, che la legge di attuazione della Costituzione, approvata dai suoi predecessori, ha una grossa lacuna, e cioè non ha previsto i termini di calendarizzazione, i termini per poterla presentare alla discussione alla sua assemblea. In teoria per una svista o per un preciso disegno, non le so dire di più, nessun termine alla presentazione è stato inserito nella legge di attuazione costituzionale, ne risulta che una legge di iniziativa popolare può stare per un tempo indefinito in attesa di discussione, vorrei dire a tempo “indeterminato” ma evito questa parola non più di moda in nessun campo della politica e del sociale.

Signor Presidente deve sapere che tutti i miei centocinquemila amici le saranno da pungolo, da stimolo, sentirà il loro fiato sul collo, in senso buono naturalmente, sentirà il loro afflato, la loro presenza che continuamente le chiederà il rispetto dello spirito che i nostri padri costituenti hanno infuso nella Carta.

Noi tutti pretenderemo, con i mezzi a nostra disposizione, con le possibilità che una democrazia compiuta dovrebbe dare al popolo, che la nostra legge venga discussa. Non importa come, potrà essere emendata, trasformata, stravolta o anche respinta, ma vorremmo che fosse discussa. Sapremo così, chiaramente fra i parlamentari, fra gli eletti, fra i nostri rappresentanti chi si merita o meno della delega che noi abbiamo dato loro. In una repubblica rappresentativa la delega è una cosa importante, ma non può mai diventare una cambiale firmata in bianco, chi usufruisce della nostra cambiale ne deve anche rendere conto. E tenga presente sig. Presidente, ma lei certamente ne è al corrente, che la nostra legge di iniziativa popolare è la prima nella storia repubblicana che si possa fregiare completamente di questo termine. Popolare in senso vero, perche noi siamo popolo, cittadini senza organizzazioni, partiti, movimenti alle spalle, senza alcun finanziamento esterno e credo anche solo per questo che il 29 marzo lei non ci farà attendere soltanto da un suo funzionario quando verremo a depositare le firme, ma vorrà accoglierci in prima persona come si deve ad una espressione vera di democrazia.

Al 29 Marzo Presidente

Mario Rigli


AGGIORNAMENTO  AL  6  MARZO  2012



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